Quasi 3.000 vittime, 8 mila feriti, 300 mila abitazioni distrutte o inagibili, 18 comuni rasi al suolo ed altri 99 devastati. Come ogni anno, ricordiamo il terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980, che devastò anche la Basilicata e colpì parte della Puglia. Oltre al ricordo dei morti e dei feriti e dei loro famigliari non si può tralasciare l’incuria e la mancanza di risposte vere a tutte le vittime.
Non si è affrontata allora l’emergenza, non si è accompagnata la volontà e la forza per ripartire delle popolazioni e l’opera di ricostruzione non c’è stata e quello che è stato compiuto rimane un simbolo dell’inefficienza e dell’incapacità d’utilizzare le risorse finanziarie stanziate e di progettare un futuro per le comunità colpite. Il territorio non ha ancora superato la tragedia di questi momenti luttuosi. Purtroppo questo sisma e tante altre catastrofi ambientali non hanno insegnato a mettere in sicurezza case, scuole, città, patrimonio storico e culturale e infrastrutture pubbliche, né hanno scalfito la pluridecennale inefficienza di tanta parte dell’amministrazione pubblica italiana, ancora oggi sotto gli occhi di tutti.