La notte della Pasqua la liturgia convoca tutti e quattro gli elementi primordiali del cosmo: il fuoco che illumina la notte e che si concentra nella fiamma del cero; la luce che da questi promana e illumina lo spazio, l’aria all’intorno; l’acqua che, abitata dallo Spirito, genera la vita nuova; infine la terra, la roccia del sepolcro, vuoto perché il Signore è risorto. La fede e la sua espressione sono legate al mondo: nel cosmo, da lui creato, Dio compie la salvezza.
Pasqua ribadisce che la nostra fede non è un insieme di idee su Dio, sull’uomo e sul mondo, ma è riconoscere la presenza personale, corporea, di Dio tra noi. La nostra partecipazione al disegno di salvezza non ci conduce fuori dal mondo, ma deve misurarsi con la realtà che ci circonda, con la concreta realtà di tutti intorno a noi. Oggi, in particolare, è nel servire i malati, i sofferenti, gli isolati. Il servizio chiede di misurarci con gli eventi e sulle responsabilità che ci attendono. La storia ed il modo di vivere sono cambiati da un momento all’altro. I segni premonitori non hanno scalfito la fiducia nelle nostre possibilità: né l’11 settembre 2001 ed il terrorismo che di lì in poi ha insanguinato il mondo, né la crisi finanziaria del 2008 con le devastanti conseguenze economiche che perdurano. Ma ora il nemico ci aggredisce senza farsi vedere, svelando la fragilità della condizione umana. L’umanità che ha cominciato a giocare pericolosamente nel modificare il proprio dna, si è accorta di tutti i suoi limiti di fronte a un virus che non riesce a debellare e persino a conoscere. Si è giunti a rivendicare il diritto di poter morire quando e come si vuole, e ora ci si ritrova nella condizione che la morte ci assale in tempi e modi che non riusciamo a governare. Nelle nostre leggi è stato dichiarato il diritto alla salute, ma non riusciamo a garantirlo di fronte ad un virus. Più umilmente, avremmo dovuto garantire la cura della salute.
Radicare la nostra vita di fede nella concretezza della storia, significa capire che il messaggio di novità di vita che viene dalla Pasqua deve esprimersi nella concreta edificazione di un mondo in cui la cura prevalga sull’indifferenza, la responsabilità sull’incoscienza, la misura sull’eccesso, la condivisione sulla bramosia, l’amore sull’odio. In pochi mesi il mondo è diventato diverso, per il futuro sta a noi dire come. L’auspicio è che assomigli a quello che si prende cura di chi soffre e con responsabilità fa rinunce per non nuocere al prossimo. Questa sì che sarebbe una risurrezione! Ce lo auguriamo a vicenda.
Preghiamo insieme in questa Settimana Santa!