Il magistrato Gabriele Chelazzi è deceduto il 17 aprile 2003, a soli 59 anni, gli ultimi dieci dei quali interamente votati alle indagini sui responsabili delle stragi di Firenze, Roma e Milano del 1993 e sulla campagna di morte voluta certamente da Cosa Nostra. Era in magistratura dal 1975 ed aveva cominciato come sostituto procuratore a Milano. Tornato a Firenze, la sua città natale, si dedicò alle indagini sul terrorismo rosso e poi alle stragi mafiose. Era di turno d’urgenza il 27 maggio ‘93, quando un ordigno composto da 250 chili di esplosivo devastò via de’ Georgofili, uccidendo due bambine (di 9 anni e di 6 mesi, Nadia e Caterina Nencioni), i loro genitori ed uno studente di 22 anni, Dario Capolicchio, e riducendo in macerie il cuore di Firenze.
Tra il 27 maggio e il 27 luglio 1993 l’Italia pianse dieci innocenti, decine di feriti e danni irreparabili al patrimonio artistico. Dopo 28 anni le oscure ragioni di quella strategia terroristica, che colpì Firenze, Roma e Milano, sono state quasi del tutto individuate. A18 anni dalla scomparsa, Gabriele Chelazzi rimane il pubblico ministero che ha coordinato le indagini sulle autobombe del ’93-‘94: l’attentato a Maurizio Costanzo a Roma, la strage di via dei Georgofili a Firenze e quelle di via Palestro a Milano e le due di Roma, a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro (oltre al fallito attentato allo stadio Olimpico del 31 gennaio 1994 ed al collaboratore di giustizia Salvatore Contorno nell’aprile di quello stesso anno).
Ricordarlo è occasione utile a rinnovare un doveroso approfondimento di valori da lui vissuti e trasmessi.