Sentinella, quanto resta della notte? La sentinella risponde: “Viene il mattino, poi anche la notte; se volete domandare, domandate, convertitevi, venite!” (Is 21,11-12) Con il profeta Isaia vogliamo camminare insieme in questo tempo di Avvento, che quest’anno è più che mai un periodo di attesa. Si veglia nella notte perché si attende l’aurora, e si sa che essa non tarderà. Questo tempo di sofferenza e di tribolazione, nel quale in molte case si piange la perdita di una persona cara per Covid-19, abbiamo tutti bisogno di sentirci più famiglia, di vivere l’essenzialità delle imminenti festività natalizie, che non può fermarsi alle manifestazioni esterne, ma mettere al centro dei nostri interessi il valore delle persone, le più fragili, come ha fatto Dio facendosi uomo. È tempo di non lasciarci andare alla rassegnazione! È tempo di vegliare! Si veglia con gli occhi del cuore “aperti”, capaci di distinguere i segni di Dio, primi fra tutti i volti delle persone, che sebbene a volte indistinti, sono con noi “sulla stessa barca”. Si veglia come i pastori a Betlemme, che ricevettero l’annuncio che era nato il Salvatore, e l’avrebbero trovato a Betlemme, nella mangiatoia di una stalla. Stringiamoci attorno a chi ha sofferto per la malattia o la morte di un parente e facciamogli sentire quel senso di famiglia che è stato ferito. Recuperiamo il senso dello stare insieme in famiglia, soprattutto, o del rimanere vicini nonostante le indispensabili distanze fisiche.

Inizia l’Avvento, e forse non ce ne stiamo accorgendo. Per questo occorre vegliare. Vegliamo nelle nostre case: diventino davvero il luogo in cui la famiglia si prepara al Natale e lo vive non solo attorno alla tavola, ma attorno a quel segno meraviglioso che è il Presepe. Riscopriamo la gioia di pregare accanto ad esso, di stare insieme piccoli e grandi perché i più giovani non sentano che è una cosa da bambini, ma da persone adulte che, con gli anni, non hanno smesso di credere nella tenerezza di Dio, anzi ne riconoscono maggiormente il valore. Vegliamo sulle persone a noi care: sui giovani, che avranno nel dialogo con i genitori, anche nel giocare con loro, una compagnia più vera di quella che ci assicurano le dirette on-line o la didattica a distanza. Vegliamo sui nostri anziani perché si sentano protetti e riscoprano la grande verità che noi, senza di loro, siamo senza memoria, senza radici. Vegliare è compito di adulti che non hanno età, è questione di amore; e beato chi sa vegliare sulla sua coscienza, sulla sua interiorità, sulla trasparenza dei propri sentimenti. Vegliamo sulla città: cioè sugli altri che, con noi, fanno una città. Vegliamo sulla sicurezza che dobbiamo assicurare e sulla cortesia che siamo capaci di usare con tutti. Sui commercianti che hanno bisogno della nostra sensibilità nello spendere “sotto casa”. Sul clima natalizio, che costruiremo non con assembramenti pericolosi, ma con la misura giusta che richiede la tutela dell’altro.

E mostriamo tanta gratitudine a chi fa il proprio lavoro negli ospedali, nella tutela dell’ordine pubblico assicurato dalle Forze dell’Ordine e le Forze Armate, nelle scuole, a chi gratuitamente si fa dono nelle associazioni di volontariato: grazie a voi, campioni del vegliare!