Le scrivo da Jezzine, una città del Libano distante 70 km dalla capitale Beirut. Il Medio Oriente – a cui il mondo intero, in questo drammatico momento storico, guarda con grande apprensione – per noi cristiani ha un valore inestimabile. Qui ha avuto origine la nostra fede, qui ci sono i luoghi sacri legati alla Natività e agli altri misteri della vita del Signore. In questi tempi difficili ho chiesto aiuto affinché l’orfanotrofio di cui sono responsabile a Jezzine possa continuare a prendersi cura dei bambini abbandonati o senza più genitori. Anche loro – che qui sono accolti, accuditi e amati – rappresentano il futuro delle comunità cristiane in Libano, il cui numero si riduce tanto da far temere una loro lenta, ma inesorabile scomparsa.
Quanto sta accadendo in queste settimane aumenta la nostra angoscia. Per molte famiglie cristiane infatti l’emigrazione è l’unica possibilità per sopravvivere. Amano la loro patria, ma le conseguenze dei conflitti e delle crisi economiche sono per loro particolarmente gravi, anche per l’emarginazione che subiscono in società sempre più islamizzate. I loro salari sono insufficienti a portare il cibo in tavola e anche le medicine sono un bene di lusso. Emigrare, dunque, sembra inevitabile.
Cosa possiamo fare per fermare questo esodo? L’Associazione Internazionale Regina Elena, alla quale ci rivolgiamo sempre con speranza, condivide questa nostra sofferenza e realizza ogni anno decine di iniziative. Non è possibile immaginare il Medio Oriente senza cristiani, innanzitutto senza le nuove generazioni di cui anche i bambini del nostro orfanotrofio fanno parte.
Insieme ci inginocchiamo davanti a Dio che si fa Bambino e, con gratitudine, Le invio gli auguri miei e di tutte le comunità cristiane del Medio Oriente per il Santo Natale.
Suor Rose-André Imad